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Per raggiungere questo scopo occorre effettuare una cèrnita fra tutte le razze o varietà umane contrastantisi il dominio delle terre e dei mari; e poichè senza alcun dubbio le più evolute nei riguardi del fisico, le più avanzate nei riguardi della mentalità, sono le così dette razze Bianche o “Leucodermiche„, bisogna assicurarne il predominio, risanarne l’organismo, perfezionarne l’intelligenza; e ciò non si può ottenere se non a spese delle razze di colore, delle Gialle e specialmente delle Negre. Questo punto di partenza, della inferiorità assoluta delle razze colorate, è molto discusso; gli antropologi sono però convinti che una gerarchia naturale delle specie, razze e varietà umane realmente esista, e che i Negri, ad esempio, occupino nella scala il gradino più basso. Richet lo sostiene, è vero, di sfuggita, non essendo il suo libro rivolto a tale discussione, ma se ne possono vedere le prove in tutte le opere di Etnologia comparata ed anche nei miei scritti, nella Antropologia generale (Torino, 1911, Parte III e passim) e nella prefazione che anni fa feci al libro del Mondaini su La questione dei Negri nel Nord-America (Firenze, 1897).

Sono soltanto dei dilettanti e degli umanitari teorici, come Jean Finot, che propugnano la eguaglianza delle razze umane sotto ogni aspetto, fisico e mentale, ritenendole tutte analogamente perfettibili. Questo ottimismo etnologico si può facilmente concedere al