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sivamente le varie sorgenti di sensazione: vista, olfatto, udito... L’illustre scrittore, oltre a prodigare in quelle pagine tutte le malìe del più puro stile letterario, vi dà esempio di una rara finezza psicologica. Io ho descritto anni fa una varietà terribilmente penosa di ossessione fobica: l’idea fissa, angosciosa, di potere essere seppellito vivo, cioè la “tafefobia„; in verità non si legge quella bellissima pagina dell’Hervieu senza rabbrividire di angoscia tafefobica!

Ma il romanziere psicologo ha indovinato un fatto di pura biologia: non si muore mai “tutti„ ad un tratto; il così detto “momento„, della morte dura di certo “parecchi momenti„. Marinesco ha veduto che i reflessi cutanei sono i primi a sparire nell’agonia, indi i tendinei; ciò vuol dire che i centri nervosi non muoiono simultaneamente. Dispare la eccitabilità reflessa del cervello, persiste invece la eccitabilità reflessa del bulbo e della midolla spinale; i nervi e i muscoli continuano a presentare la eccitabilità meccanica (ed elettrica?), anzi i nervi presentano qualche tempo dopo la morte un certo grado di reattività; la stessa contrazione idio-muscolare non scompare che colla rigidità cadaverica. Però queste condizioni agoniche e post-mortali mutano a seconda dello stato normale o patologico dei centri nervosi: ad ogni modo, si può forse sostenere che questo lento sparire della vita sia..... euforico?