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della responsabilità di chi consiglia o provoca un suicidio nella Cina; là non occorre neanche essere istigatori: basta l’essere causa indiretta e involontaria della morte di una persona per suicidio, sia pure un debitore perseguitato dal suo creditore!, per venir puniti severissimamente. Durante molti secoli vi si applicarono pene corporali e perfino la morte (per legge di taglione o, come diceva Dante, di “compromesso„): adesso i Cinesi infliggono soltanto un’ammenda pel Fisco e un’indennità pecuniaria agli eredi del morto; il che lascia aperto l’adito alla più sfacciata speculazione, a deplorevoli ingiuste incolpazioni di responsabilità, e a soprusi giudizarî. Un esempio poco incoraggiante, in verità!
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Dubbio valore giuridico della “pietà„.
Il principio giuridico sostenuto da Enrico Ferri, molti anni fa nel citato volume, è che l’omicida, anche se autorizzato dalla sua vittima, dovrà essere giustificato, ogni volta che esso avrà agito, per motivi che non abbiano nulla di antisociale; tali sarebbero sopratutto i sentimenti di pietà. “La soluzione positiva del problema, egli scriveva, si trova nell’ammettere che la morte volontaria (suicidio) non sia giuridicamente criminosa, perchè