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ferenti dietro loro domanda e col loro consenso, l’aiutarli a suicidarsi, saranno sempre misure praticamente discutibili e perciò pericolose. E dal punto di vista teorico, finchè il fatto culminante della coscienza rimarrà oscuro nella sua genesi e nei suoi limiti, finchè la Psicologia anche più avveduta o fornita dell’armamentario psico-analitico più meticoloso, non saprà dirci la esatta natura di quella nostra facoltà suprema che è la consapevolezza del Micro- e Macrocosmo, dovremo ritenere che abbiano poca consistenza giuridica un desiderio od un consenso espressi o concessi in momenti di sconforto, quando la mente è dominata dalla emozione e dall’angoscia, quando per lo stato autotossico del cervello posson mancare del tutto od essere scemate grandemente, come dice la Legge Penale, la coscienza o la libertà dei proprî atti.

Ma sempre in considerazione del lato giuridico, gli eutanatisti sostengono che il consenso abbia lo stesso valore dell’atto suicida. Se ogni individuo ha diritto alla integrità della sua persona fisica e morale da parte degli altri conviventi, avrà pure il diritto di rinunziarvi: il suicidio rappresenta, ormai per unanime consenso, la affermazione più assoluta di questo diritto. Oggidì si ammette