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fino ad un certo punto l’effetto, o della nostra avarizia ed indifferenza, o della incapacità nostra di saper provvedere alla loro salute fisica e morale togliendoli dall’inerzia della psicosi e utilizzandone le risorse tuttora disponibili. Si son visti dei pazzi rimanere per molto tempo, per lunghi anni, immersi nello stupore, muti, irrigiditi, misantropi, pressochè irriducibili alla vita in comune, ovverossia irrequieti, ostili, aggressivi, e quindi considerati ormai del tutto insocievoli, mutare d’un tratto quel loro contegno, riacquistare ordine attività e calma nella condotta, così da poter essere inviati, con le opportune cautele, al lavoro. Ogni alienista, che intenda ed eserciti coscienziosamente il suo nobile ufficio di “medico dell’anima„, e non solo del corpo dei proprî ammalati, può vantarsi di essere talvolta riuscito in quest’opera di redenzione del pazzo, di riabilitazione della pazzia.

Anche rispetto agli alienati cronici, dementi ed idioti ritenuti irreparabilmente perduti, non esistono pertanto criterî infallibili per un giudizio di “inutilità„ assoluta, di dannosità perenne. Che se, dopo ciò, qualcuno si ostinasse ancora ad esigere la rigorosa applicazione del principio utilitario ai pazzi cronici veramente e definitivamente inadatti o inadattabili a qualsiasi forma di convivenza sociale, e perciò inutili e pericolosi ad un tempo, il loro numero reale, pur dipendendo in massima parte dalle imperfette condi-