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disordine psichico, che vivono in preda al delirio, alle allucinazioni, agli impulsi più ciechi, e che, per la violenza della loro condotta, per l’incessante o periodica agitazione sono indisciplinabili e pericolosi. Sono essi che veramente costituiscono la frazione asociale ed antisociale fra gli alienati, e hanno bisogno di una più costosa assistenza e custodia; ma per fortuna e contrariamente all’opinione volgare rappresentano una minoranza nella popolazione manicomiale: per di più, in causa della loro stessa incessante agitazione ed imprevidenza, presentano una forte mortalità, di guisa che non gravano a lungo sul pubblico Erario o sul bilancio della loro famiglia. Tutti gli altri cronici, pur avendo perdute o sommamente affievolite le superiori facoltà dell’intelletto, non sono nè dannosi nè ripugnanti; e salvo le non infrequenti crisi cui andranno soggetti, possono vivere, e infatti vivono a lungo, in un più o meno soddisfacente stato di tranquillità, con limitati bisogni di mantenimento e di vigilanza. Sulla massa di questi “dementi tranquilli„, sebbene inguaribili, l’odierna Tecnica manicomiale sceglie i “malati lavoratori„, che destina ai servizî generali dell’Istituto, alle officine, alle Colonie agricole, utilizzandone con loro grande vantaggio igienico e curativo le residue energie fisiche e psichiche.

Senza dubbio, una volta, quando si entrava in uno di quei vecchi Manicomii dove impe-