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radicale nelle idee e nei sentimenti dell’universale, che gli eutanatisti si augurano allo scopo di rendere accettabile la loro prospettiva di sopprimere i deboli ed infermi di peso all’Erario. Di tale mutamento, essi dicono, non bisogna spaventarsi; l’Hoche insiste anzi che noi dobbiamo preparare l’opinione pubblica a questa idea “altamente morale„, della necessità di alleggerire il corpo sociale di tutti i “morti nello spirito„. “Un’Era novella, egli scrive, con una moralità più elevata, cesserà dal mantenere la pretesa di conservare, con così gravi sacrificî, delle esistenze senza valore, dovuta ad un esagerato concetto di umanità o ad una eccessiva valutazione dell’esistenza individuale„. In altri termini, per questo alienista Tedesco, dovremmo tornare alla cieca, assoluta, inesorabile “ragione di Stato„ circa ai rapporti fra individuo e collettività; ognuno di noi sarà una insignificante cellula dell’organismo sociale, e questo avrà il diritto di sbarazzarsene non appena si accorgerà (o gli parrà di accorgersi) che essa gli è divenuta inutile, gravosa, ed anche solo potenzialmente dannosa. Ecco perchè questo straordinario medico di pazzi asserisce gelidamente che la loro soppressione non è delittuosa, nè immorale, nè crudele, anzi utile e permessa!

Contro siffatta micidiale maniera di “curare„ ed “assistere„ degli sventurati, la cui sorte individuale altro non è che il logico e naturale reflesso delle condizioni del corpo