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gran lunga inferiore, nella valutazione del medio costo di vita, a quello in cui invece erano operosi e redditizii. Ecco perchè si deve avere riconoscenza ai vecchi anche dal punto di vista della economia generale, dato che si voglia esaltarlo nella soluzione del problema, omettendone ogni lato sentimentale e morale. Fra i primitivi le nuove generazioni ben poche volte pagavano alle antecedenti il tributo doveroso della gratitudine, della reverenza, della assistenza; all’opposto nella Umanità progredita si è fatto sempre più strada il concetto che ai lavoratori si debba assicurare una vecchiaia, se non agiata, almeno sufficientemente fornita di mezzi di esistenza; e tutti i membri della collettività si prestano, o sponte o spinte, a questo scopo nobilissimo.

Ma poi: a qual punto cronologico della discendente parabola umana cesserà il diritto di vivere? quale sarà il criterio dell’“onere„ in riguardo a certe forme di decorosa vecchiaia? Non è possibile rispondere: i biologi non ancora hanno determinato il limite normale della esistenza umana, non ancora hanno stabilito i distintivi della così detta “morte fisiologica„, nè sanno a qual fine di decenni la Natura l’abbia fissata; di guisa che, chi ha voluto avanzare ipotesi al riguardo, si chiamasse Metchnikoff o Finot, si è esposto a tali errori che la ripromessa ed aspettata longevità di durata fissa è proprio mancata ai suoi stessi assertori!