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Boscimani; troppa è la residua barbarie in mezzo a noi, come la Guerra immane ha dimostrato e come la irrequieta Pace vien dimostrando, perchè si riagiti davanti alla coscienza collettiva il preconcetto atavico della superfluità di date categorie di esseri umani.

Il rispetto alla vecchiaia ha costituito uno dei più fattivi progressi morali; e per quanto ogni nuova generazione, nello spiegare le sue tendenze ed attività, incontri sempre qualche ostacolo nello spirito conservatore dei vecchi (ne sentiamo oggigiorno fare aperta doglianza dai “nostri giovani„), sta il fatto storico e sociologico innegabile che la saggezza acquistata dagli anziani ha bene spesso valso a rendere più solida la compagine sociale, difendendola contro le intempestive impulsività dei meno provetti. Questo solo già basterebbe quale loro titolo al rispetto e quindi alla conservazione: si ha l’obbligo di assisterli e di venerarli. Tutti quei vecchi, resi impotenti dall’età, ebbero il loro periodo di produttività: furono utili cioè in varia misura, a seconda delle loro attitudini naturali e della loro condizione sociale, alla famiglia, ai figli, alla collettività; tutti contribuirono, anche se situati, nelle più modeste condizioni, all’organamento, al benessere ed all’avanzamento dell’aggregato. Pertanto, se si facesse il conto del loro dare ed avere, forse si troverebbe che il periodo veramente improduttivo, cui per forza sono arrivati, rimane di