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vitali e riacquistare lume sufficiente di ragione? Veggasi ciò che accade nei due capitoli più discussi presentemente della Psichiatria: in quello della psicosi affettiva, ora esaltata o maniaca, ora depressiva o melancolica, e specialmente in quella sua forma “mista„ che il Kraepelin ha creata, ma che non viene accettata da altri alienisti di alto valore, fra cui Tanzi e Lugaro; e nell’altro della demenza precoce o schizofrenia. Sono dubbî i loro rapporti: ancora non è deciso se tra l’una e l’altra psicosi esistano forme di passaggio; in ogni modo, la prognosi ne è molto incerta. Nei primi tempi dalla sua creazione, la demenza precoce, nel fervore dei kraepeliniani più accesi, doveva avere un destino indeprecabile, condurre sempre all’annichilamento psichico, qualunque ne fosse la varietà clinica; pochi segni, le smorfie, le stereotipie, le affettazioni, le verbigerazioni, il modo di porgere la mano, bastavano per enunciare il più pessimistico degli esiti. Per contro, al primo attacco di psicosi affettiva, o di esaltamento, o di depressione, l’avvenire del paziente, a prescindere dalla quasi certa ripetibilità degli attacchi, era presentato con relativo ottimismo: mai si sarebbe sviluppata la demenza vera. Adesso, siamo tornati un po’ verso l’antico; nelle schizofrenie si ammette la possibilità della guarigione (del resto, lo stesso Kraepelin lo aveva detto), e nelle psicosi maniaco-depressive si vedono certi casi finire nel cronicismo (= “demenza secon-