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lenco. Sarà vero che in queste guarigioni inaspettate non figurano forme organiche, ma solo quelle “funzionali„; è vero pure che in allora i concetti nosografici della Psichiatria, massime a riguardo delle ora denominate psicosi maniaco-depressiva, demenza precoce, delirii sistematizzati paranoidi tardivi o parafrenie, psicosi isteriche, ecc., erano differenti dagli attuali; perciò si può supporre che parecchi di quei malati di “manìa„ e “melancolia croniche„ o di “demenza secondaria versatile od agitata„, quasi miracolosamente guariti o trasformatisi in modo da attenuare i guasti psicologici dell’affezione, dovrebbero ricevere oggi altre designazioni diagnostiche e perciò anche altre determinazioni prognostiche. Ciò nonpertanto sta il fatto indiscusso che tutti i Trattati classici della materia non negano la possibilità di simili esiti insperati; anzi, mettono lo specialista in avvertenza che in nessuna forma o categoria di infermità mentale la prognosi è assoluta.

Lo si scorge, del resto, anche negli altri capitoli della Patologia umana, dove l’esito in cronicità o in guarigione è sempre incerto finchè non siano attaccati o distrutti gli elementi indispensabili alla esistenza individuale, e dove non si può mai sapere fino a qual punto possano permanere o rifarsi i poteri di resistenza dell’organismo, ossia, secondo la vecchia terminologia, le risorse della Natura medicatrice. Persino nelle infermità mentali aventi un assicurato fondamento organico,