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sono colà ritenuti generalmente studiosi e accurati, non ostante la loro frequente laurea in Collegi Universitarî di dubbio valore. Egli esaminò 3000 cadaveri che gli arrivavano corredati della diagnosi fatta in vita, e trovò la enorme proporzione d’oltre il 40% di sbagli, sia per la natura e il grado del processo morboso, sia per la sua sede. E ne indicò le cause: l’ignoranza; gli errori di giudizio; l’autosuggestione od ossessione; l’insufficienza di cognizioni anatomiche; l’insufficienza dello spirito di sintesi; il timore di responsabilità; la reale difficoltà del diagnostico; l’esame imperfetto o incompleto dell’ammalato. Otto cause di sbagli! Così che il Municipio di Nuova-York, impensierito a giusta ragione di questo mezzo fallimento della Medicina pratica, ordinò un’inchiesta,... che naturalmente lasciò il tempo che aveva trovato e non potè impedire alla gente di morire per mali disconosciuti o ignorati o scambiati. Non so se una verifica consimile si sia mai fatta in Europa: forse da noi gli sbagli sarebbero minori, data la maggiore serietà dei nostri studî Universitarî ed Ospedalieri; tuttavia, errori diagnostici, talvolta perfino incomprensibili, si commettono ogni giorno. E allora... le prognosi?...

Già è dubbio che un medico coscienzioso e saggio osi sentenziare sull’esito prossimo o lontano di certe malattie: nel campo neurologico ci ricordiamo ancora dell’ammaestramento dello Charcot: “non prognosticate