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tuale giudizio sulla “incurabilità„ di una data malattia si fonda su di uno stato di cose forse appena transitorio, indubbiamente aleatorio.

Questo, della impotenza della Medicina a “guarire„ i nostri mali, è un pregiudizio volgare che ritorna spesso in bocca di chi si auspicherebbe l’eutanasia, come se l’Arte sanitaria non sapesse i limiti del proprio còmpito. Ho già citato un passo di uno scrittore valente, di un uomo dalla viva intelligenza, qual’è Maurizio Paléologue, quando deplorava che si fosse lasciato sopravvivere il De Maupassant alla sua gloria, e scagliava alla Medicina il rimprovero di una insanabile incapacità terapeutica. Il Paléologue commetteva il solito errore di ritenere che la Medicina scientifica si senta capace di vincere la Natura. No: sia detto una volta per sempre: la Terapeutica non può scacciare dal loro dominio le forze naturali, non può modificare le leggi della Vita, che sono anche quelle della Malattia e della Morte: può talvolta contrastare al Male i suoi progressi; può togliergli fino ad un certo punto il carattere, che lo rende più insopportabile dalla creatura umana, quello di essere dolore; può rinforzare i poteri di resistenza dell’organismo; e tutto ciò è già qualche cosa nella lotta perenne dell’Uomo per conservarsi.

Prescindiamo dalle imperfezioni ed insufficienze della Terapia medicamentosa e fisica,