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rata, come scrive Barbillion, una anestesia naturale. Nell’agonia la prima ad estinguersi sarà la sensibilità cosciente; quindi il potere eccito-motorio della midolla spinale, con che scompare anche la sensibilità reflessa; in ultimo viene attaccato il bulbo: la inspirazione di ossigeno e la eliminazione d’acido carbonico diventano sempre più difficili, provocandosi così la intossicazione progressiva del “nodo vitale„, e alla fine il respiro si ferma ed il cuore cessa di pulsare: è la morte! “Il morente non può essere dunque lo spettatore lucido della sua fine, e con ciò sfugge alla prova più spaventosa che si possa immaginare... Tutto il dramma si compie e si risolve nel silenzio e nelle tenebre dell’Incosciente, al modo istesso che all’origine della vita individuale si era durante lunghi mesi elaborato nelle tenebre e nel silenzio lo sviluppo di un organismo che solo tardi acquista coscienza di sè„; la differenza sta soltanto nel tempo di questo lento acquisto e di questa rapidissima perdita della consapevolezza di vivere.

Ricordiamo inoltre il fatto che i malati del sistema nervoso, avendo lesi quasi sempre i centri psichici, sia primitivamente, sia in conseguenza dei progressi della affezione, giungono nella immensa maggioranza dei casi alle soglie dell’estremo passo senza averne coscienza, e quindi colla sensibilità ottusa, fors’anco spenta, rispetto al presunto patimento dell’agonia e della morte. D’altra