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zioni radicolari: anche taluni tumori endocranici, che dànno dapprima cefalalgie spaventevoli, possono, superato il terribile periodo della compressione meningo-cerebrale, dar luogo al torpore delle facoltà senso-percettive. Se in questi casi, badando agli strazianti lai degli infermi, ed essendo il processo morboso giudicato incurabile, si procedesse all’uccisione misericordiosa, non si esagererebbe forse la finalità dell’atto? non si rischia di togliere a quei pazienti forse altri giorni meno disgraziati e più tollerabili di vita?

La stessa terminologia dei pazienti può trarre in inganno. È verissimo che certi dolori fisici hanno caratteri acutissimi, ora essendo circoscritti e ora diffusi, ora puntorii ed or laceranti, ora terebranti ed or martellanti: è pur vero che in alcuni mali il dolore diventa intollerabile, così da far invocare (almeno a parole) per l’appunto la morte; ma è anche vero che la sensibilità individuale può dipingerci a colori esagerati inimitabilmente vivaci, dei patimenti che altri descrive abbastanza sopportabili, per quanto li avverta forse egualmente. Basta aver che fare con individui neurastenici, con isteriche, con ipocondriaci, con melancolici, con deliranti allucinati nella cenestesi, per sentire narrazioni di impressionantissime sofferenze, di torture, al cui confronto quelle inventate dallo spirito crudele dei Torquemada dell’Inquisizione, o dai carnefici Cinesi, o dai succitati Pelli-Rosse, parrebbero rose e miele. Quando al mattino