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o se dei possibili “esecutori o fratelli della buona morte!„), dovrebbe anzi tutto stabilire le norme per bene interpretare il consenso della futura vittima; in secondo luogo, prescrivere regole severissime per la verifica dei motivi giustificanti l’atto. Una di queste regole, forse la più sostanziale, consisterebbe nell’accertamento della diagnosi di quella tal malattia ritenuta per assolutamente incurabile, oltrecchè inguaribile (cose, queste due, lo ripeto, assai diverse), e della assoluta intollerabilità dei suoi dolori. Certo, non si potrà lasciare ai soli medici curanti questa sempre ardua elaborazione diagnostica; per rendere più salda la motivazione della sentenza autorizzante l’eutanasia, si dovrà esigere la nomina di una Commissione ufficiale consultiva, di cui faccian parte parecchi uomini di riconosciuta competenza e di austera coscienziosità, come si può domandare a dei veri “Probiviri„ della carità suprema. Lo stesso si farà, ed anche, se fosse possibile, con più stretto rigorismo, per tutti i casi di eutanasia aconsensuale, quando cioè si trattasse di eliminare gli incurabili e inutili incoscienti, idioti, dementi, ecc.

Sarà una ben forte, anzi tremenda responsabilità, quella che codeste Commissioni si assumerebbero, e ci si domanda fin d’ora di chi esse potrebbero essere composte: evidentemente di clinici sapienti, di pratici altamente saggi, e anche di qualche magistrato che sorveglierebbe la procedura sotto