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costituì una sètta pseudo-religiosa detta degli “strangolatori„, i quali posero fra i loro strani principî di vita sociale l’ammazzamento dei vecchi parenti. Ignoro se la burrasca del Bolcevismo l’abbia seppellita fra le rovine della Russia czaristica o non l’abbia fatta magari rivivere nelle regioni devastate ultimamente dalla fame insieme coll’antropofagia sui bambini, sia malati, sia già morti!

Che ai vecchi tocchi la sorte atroce quassù ricordata in quanto “bocche inutili„ per il loro scarso rendimento di lavoro in seno a tribù che debbono ogni giorno lottare contro enormi difficoltà di vita; o che si sanzioni la loro soppressione col pretesto che essi medesimi provano in generale “il peso della vita„ e talvolta col suicidio si liberano dalla loro lenta agonia, come ha voluto fare il nostro grande filosofo Roberto Ardigò, la sostanza non è diversa.

Sì, la Morte in molti casi — scriveva elegantemente il Gen. Med. Trombetta — è consolatrice, è benefica, poichè “quando arrivati alla fine del doloroso viaggio, ci abbatteremo su quella fossa dove ci aspetta la quiete eterna, avremo lasciato alle nostre spalle un deserto seminato di cose morte„; sì, poichè la vita “spesso non vale la pena di essere vissuta...„. Ma è proprio vero, come poetizzò Elia Metchnikoff, che esista codesto “istinto della morte„ che si sveglia negli anni della composta vecchiaja, e può anche nascere precoce quale “sazietà della vita„?