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turatissimi “non meritano di seguitare a vivere e a pesare sui sani: essi hanno acquistato il carattere di veri corpi estranei alla società umana; sono contraddistinti da una assoluta mancanza di qualsiasi produttività; sono ormai incapaci di tirarsi da sè fuori di ogni impaccio, di aiutarsi con le proprie energie; e hanno bisogno di essere assistiti da altri„. Perciò la loro soppressione, agli occhi di questo straordinario medico dei poveri pazzi, “non è un delitto, non è neanche un’azione immorale, non è affatto una crudeltà, ma bensì un atto utile e permesso (o da permettere)„... “Non si lede, soggiunge egli nella sua logica fredda ed inesorabile, nessuna volontà di vivere allorquando si mette a morte una psiche che non è in grado di manifestare questa volontà. Dal momento che non esiste sofferenza, non si deve più avere della pietà„.

Ma forse l’Hoche intendeva scrivere della “falsa pietà„, dato che poco più in là egli ricorda che noi propendiamo ad “esteriorare i nostri sentimenti attribuendo agli altri ciò che noi stessi proviamo, come dimostra l’eccessivo culto degli animali fra gli Europei„. Il collega esagera in codesto suo accenno alla nostra assai rara e debolissima zoofilia di Occidentali; dimentica o ignora che, al paragone con altre razze e popolazioni, massime Orientali, noi siamo dei veri barbari rispetto alle bestie. E barbari peggiori ci dimostreremmo rispetto ai nostri simili di-