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prova della magnanimità e lealtà con cui ha agito sempre il Darwin. Il Gould, che doveva illustrare la collezione ornitologica, s’era assentato per una missione scientifica, lasciando poche note: il Darwin lo sostituì, terminò il lavoro coll’aiuto del Gray, ma non volle mettere il proprio nome per non defraudare il Gould della parte che gli spettava. Tutta invece la relazione geologica, in più volumi, è opera del Darwin, al quale fu affidato il grave incarico di dirigere l’insieme dei lavori, da lui adempiuto con immenso vantaggio per la scienza. Alcuni anni dopo, cioè nel 1845, usciva alle luci quel celebre Journal of Researches, che rese il nome del Darwin popolarissimo ovunque si parla e si legge la lingua inglese, e fu tradotto in tutte le lingue più colte. Esso non può dirsi la più voluminosa ed importante delle sue opere, ma è quella cui egli medesimo parve sempre prediligere su tutte le altre. E in verità è difficile esporre con più semplicità e naturalezza, e con maggior parsimonia di stile, le vicende d’una spedizione scientifica: quella relazione è rimasta e rimarrà modello insuperabile per tutti i naturalisti e viaggiatori.
Nel 1844 comparvero due lavori del Darwin sull’anatomia comparata, le di cui note originali giacevano almeno da dieci anni nel suo portafoglio. Nella prima che verteva sui Vermi planarii terrestri, dei quali appena due erano le specie conosciute dallo stesso Cuvier, egli ne descrisse dieci nuove specie, stabilì l’eguaglianza di struttura dei planarii terrestri cogli acquatici malgrado le diverse condizioni d’esistenza, ripeté le esperienze di riproduzione dopo la segmentazione, infine stabilì l’identità fisiologica di due gruppi d’esseri, che si giudicavano prima di lui del tutto distinti. Nell’altra memoria egli descrisse fra i primi la conformazione e lo sviluppo della Sagitta, un curioso intermediario fra i Molluschi e gli Anellidi. Ma il valore del Darwin come zoologo non si dimostrò apertamente che nella celebre monografia dei Cirripedi, di cui la prima parte comparve nel 1851, e che nel suo assieme costituisce un trattato magistrale, un modello perfetto di descrizione zoologica sistematica, un’opera insomma che nessuno prima di lui aveva tentato e che, a giudizio del Quatrefages, era tale da colmare una grave lacuna della scienza. Questo lavoro insigne comprende in due grossi volumi lo studio dei Cirripedi viventi, cioè dei Lepadidi (400 pagine) e dei Balanidi (684 pagine): e fu completato solo nel 1854