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Ma si udì allora un geologo illustre, come Elia De Beaumont, negare ogni importanza alla scoperta della formazione delle isole madreporiche, solo perché «guastata dalle idee dannose e senza fondamento» intorno all’origine delle specie; si udì un zoologo insigne, come il Blanchard, sostenere che il Darwin non era uno scienziato, tutto al più un dilettante, le di cui ricerche sulla variabilità dei piccioni, sui cirripedi, sulle planarie, sui labanidi, e sulle leggi di tutto il vasto impero della natura vivente nulla contenevano di nuovo e di originale; si udì un botanico esimio, come il Brongniart, negare le variazioni delle piante domestiche e trovare insufficienti le inarrivabili esperienze del Darwin sulla fecondazione dei fiori per mezzo degli insetti; si udì anche un istologo egregio, quale il Robin che s’atteggia tuttavia a filosofo positivista e ad erede delle idee del Comte, disconoscere i titoli scientifici del Darwin al punto da preferirgli cento altri naturalisti; infine s’ebbe lo scandalo, raro nelle aule solenni dell’Istituto di Francia, d’una interruzione indecente da parte di un accademico, forse il De Beaumont, che durante la calorosa apologia del candidato inglese fatta dal Quatrefages esclamò che la scienza del Darwin era «scienza di spuma» (science mousseuse). Ben è vero che anche in seno all’ortodossa riunione della scienza ufficiale francese, nemica sempre dell’evoluzionismo dai tempi del Cuvier a tutt’oggi, sorsero alcune voci autorevoli e poco sospette, quelle del Quatrefages, del Milne-Edwards e del Lacaze-Duthiers, a giudicare meno ostilmente e con più serenità di spirito l’opera scientifica di Carlo Darwin; ben è vero che dopo alcuni anni, quasi a rimediare la farsa d’allora, si seppe trovargli un posto di semplice corrispondente nella sezione di botanica: tuttavia parmi opportuno ricordare in questo luogo come quel giudizio così poco imparziale e così poco equo sul celebre naturalista inglese sia oggi ancora una delle armi più potenti con cui si cerca di combatterne la teoria, e come per moltissimi che non conoscono profondamente i lavori originali del Darwin, egli passi sempre per un dottrinario ed un filosofo speculativo. Ma se il nome di Carlo Darwin si collega fin d’ora e si tramanderà alle più lontane generazioni unito precipuamente al trionfo delle dottrine evoluzionistiche, per virtù di quelle profonde e geniali divinazioni sintetiche che sono la scelta naturale e la lotta cosmica per l’esistenza, con tutte le leggi secondarie relative all’ipotesi tra-