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sua esistenza. Intelligenti e rasserenanti risuonano ancora oggi alcune parole di Mino Martinazzoli, pronunciate nel primo anniversario dell’uccisione: «Credo che anche il Moro della prigione sia il Moro che abbiamo imparato ad amare. Certo, un Moro prigioniero, costretto, umiliato e offeso. Ma viene anche da lì, per quanto dolente, per quanto difficile, una calda lezione di umanità. Certo, chi insegue la retorica del coraggio sovrumano può forse provare fastidio di fronte alle lettere di Moro. Ma perché non avrebbe dovuto dubitare, perché non avrebbe dovuto temere, disperare, sentirsi solo, se questa era l’esperienza così disumana che gli era toccata in sorte? [...]. Nel cavo della morte si insinua un’alta pietà di sé, e insieme una pietà degli altri». Una pietà altissima. Una pietà a cui non dobbiamo mai rinunciare, anche quando ci appaia inarrivabile.


                                        Lorenzo Ornaghi
                                        Ministro per i Beni e le Attività Culturali