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E vi era tanta passione nella sua voce spezzata dalle lagrime, tanto fuoco, tanto delirio d’amore nei grandi occhi, che Attilio sorrise ebbro, felice, dimenticando tutto.
— Che cosa ti chiedo Diana? vederti, sentire la tua voce soave, averti dappresso, amarti con tutta la potenza dell’anima mia, centuplicare ad ogni istante il mio amore per te. Ti chiedo di vivere, infine, senza il tuo amore io muoio, lo vedi bene.
— Io non sono morta, Attilio!
— Perchè il mio amore neppure era morto.
— Dio mio, Dio mio, gemeva Diana, torcendosi le mani, e Gastone?
— Gastone? oh! tuo marito si diverte, chiamalo alla marchesa Elena.
— Attilio diventate volgare.
— Avete ragione, scusatemi, sono pazzo.
S’erano scostati dal resto della comitiva da cui veniva a tratti il riso squillante d’Elena, e la voce forte di Raul.
— Davvero che partite, Attilio?
— Davvero, lo devo per affari urgenti, e voi, Diana?
— Io? nulla!
— Come nulla? badate sono capace a tutto, fate partire vostro marito.
— Non posso niente su di lui, disse Diana sommessamente, non ho mai potuto niente.
Attilio guardò un momento quella donna così buona, così nobile, in cui il sospetto ch’egli le aveva gettato era passato come un soffio, che non