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saporito che Gastone le aveva detto, poi abbassò il frustino con un colpo secco da cavallerizza e si slanciò. In un momento aveva oltrepassato la comitiva d’un buon tratto, il suo cavallo bianco alzava un nuvolo di polvere, lei metteva dei piccoli gridi per aizzarlo.
Stava ferma in arcione, col corpo eretto, la testa alta.
Gastone istintivamente spronò il cavallo per correrle dietro, ma un risolino strano della bellissima Castellaccio lo trattenne; la maldicente marchesa quando sorrideva così, accusava qualcheduno. Invece Diana si slanciò ad un tratto e corse lei in cerca dell’amica, allora tutti le vennero dietro.
La Gisanti forte, nervosa, era sempre avanti, sorridendo al vecchio e ridicolo conte Sangui, che rappresentava l’unico partito, e, dando di tanto in tanto delle occhiate lunghe a Raul che poteva ancora diventarlo.
Elena si lasciò raggiungere allo svolto d’una strada, dinanzi ad un cancello alto, ricchissimo sormontato da una grossa corona e dalle iniziali. Era casa Santelmo, Raul arrossì leggermente, Elena disse forte, tranquillamente, fingendo di non riconoscere il palazzo:
— La corsa mi ha disorientata, dove siamo quì?
— Presso il parco Santelmo, rispose subito la Castellaccio, guardando Raul e Gastone.
Queste informazioni potete averle meglio da qualchedun altro.
— Grazie, disse Elena ridendo, adesso mi ri-