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il calice lungo, sottile, come una fuxia non bene sbocciata:
— Al vostro segreto, duca! disse gettando all’aria la sua risata gaia, pastosa, irresistibile.
— Al vostro spirito, marchesa! rispose Attilio drizzandosi.....
— Al vostro avvenire, Raul! e Diana gli sorrise dolce, dolce, facendogli quell’augurio.
— Al vostro passato! fece piano Raul che aveva compreso.
Erano tutti dritti ora; la baronessa cozzava il bicchiere con Elena; Sangui cacciava in mezzo il suo, ridendo, chiamando per carità un posticino fra due creature così belle. La Torre che si lasciava amare tranquillamente da lui, fingeva di aversene a male.
Raul pensava, con una profonda compassione dipinta sul volto. Diana e Attilio urtavano i bicchieri sfiorandosi le dita. Gastone guardava Elena, soffriva il vino, la gelosia, ed era pallidissimo.
Guardavano le stelle scintillanti a milioni sul cielo cupo. Una pace solenne s’innalzava da quella campagna vasta, silente; una pace di landa abbandonata. Diana spiccava tutta bianca, comparendo più alta in quell’oscurità del balcone, più sottile, vaporosa.
L’aria le sollevava i capelli, e le rinfrescava il volto infuocato; dentro la sala vedeva la baronessa Torre che scherzava con Sangui e con Raul, Elena era seduta al pianoforte e non si