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e lasciandovi un’impronta sanguigna, voi non avete ambizione?

— Io non ne ho più, rispose Gastone, impallidendo lievemente.

— Peccato! e voi duca?

Diana arrossì; lo sguardo sfacciato di Elena la sconcertava, chinò un poco la testa, Attilio rispose tranquillamente:

— Io, marchesa, ho una grande ambizione!

— Montecitorio anche voi?

— No, marchesa.

— Bah! l’amore allora.

Tacquero tutti ad un tratto. La voce d’Elena vibrò un momento nell’aria, stridula, beffarda; una corrente di trepidazione circolava negli animi e sui volti smarriti improvvisamente, senza motivo, come se una gran verità, un gran segreto si fosse svelato ad un tratto, rudemente.

— La gloria! disse la baronessa Torre, riprendendo il discorso spezzato.

— Oh! baronessa, la gloria è inutile, fece Attilio sorridendo.

— Perchè, duca? chiese Raul.

— Perchè è fumo.

Diana si abbassò un momento verso di lui:

— Tutto è fumo, l’ambizione, la gloria, l’amore... e la vita, continuò pianissimo.

— La memoria no, Diana.

Si guardarono un momento, scambiando una vivissima corrente di passione che faceva tremare le loro pupille intente.

Elena si alzò improvvisamente tenendo alto