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azzurrognola al mento, gli occhietti neri, un po’ insignificanti quando si toglieva le lenti.
Il servo annunciò alla signora:
— La baronessa Torre, il conte Sangui.
— Nessun altro? disse Diana in fretta instintivamente.
— Nessuno, contessa.
Diana entrò nella sala contratta col volto pallido, un sorriso forzato sulle labbra tirate da un tremito nervoso.
— Sono in ritardo, contessa? disse la Torre gettando uno sguardo fuggevole sul vecchio Sangui, che la guardava.
— No, no, aspettiamo ancora Raul ed il duca.
— E la marchesa Elena?
— La faccio chiamare. Premè il bottone del campanello; la porta si aperse subito.
— Il duca San Pietro, il conte Raul.
Come vide il duca, Diana si rasserenò; una leggera ondata di sangue le salì alle guancie.
Elena entrò in fretta, bella, fresca, sorridente portando seco uno sprazzo di luce, dietro Gastone preoccupato, guardandola fissa con insistenza.
Tutte quelle persone, giovani, vecchie, belle, simpatiche od insignificanti si sorridevano a fior di labbro, avente ciascuna nel profondo del cuore la propria cura insistente e segreta, l’amore, la passione, la civetteria, l’ambizione tutte le più delicate e tenui sfumature del sentimento e del pensiero, circolavano in quel gruppo illuminato fiocamente dalla pallida luce che filtrava dalle tende abbassate.