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poi degli occhi, e ne ha creato un inno, poi del corpo bellissimo e ne ha fatto un poema, poi della sua civetteria ed ha fatto una sciocchezza, l’ha seguíta a Madrid, e si è rovinato.
Le signore risero della maldicente e della maldicenza. — Diana strappò coi denti un filo della trina del suo fazzoletto; dalla finestra vedeva Gastone che parlava vivamente col duca Attilio. San Pietro ancora a cavallo, si salutavano. Ella da pallida si fece livida. Attilio era venuto, l’aveva seguíta, era lì a pochi passi; colla seconda acutissima vista che dà l’amore, scorgeva i movimenti della bocca, capiva ciò che diceva, lo intuiva.
Non voleva perdere un minuto della sua felicità, istintivamente fece atto d’alzarsi, risedette subito, non poteva con un atto scortese licenziare tutte quelle signore ch’erano riunite nel suo salotto, disposte a fermarsi ancora, feroci nel loro proposito di sgretolarsi a vicenda la riputazione, indecise ciascuna pel proprio conto di uscire le prime per non restare a discrezione delle altre. Guardava colla febbre dell’ansia tutte quelle dame che gareggiavano mirabilmente col servidorame dell’anticamera, che scendevano, che si abbassavano, che si sporcavano in discorsi volgari, in indiscrezioni grossolane, in bassezze vergognose; che entravano nella casa altrui, esaminando tutto e tutti, dal palafreniere al banchiere incaricato degli affari.
Elena Malaspina l’ospite di casa Spa guardava, vedeva, capiva tutto. S’avvicinò a Diana: