Pagina:Morbosità Emma Arnaud.pdf/117


— 111 —

infangandovi ad ogni caduta e risollevandovi sempre più bella, più finta, più terribile?

— Come siete volgare, conte!

Pensate all’azione che avete fatto rubando Raul ch’era sposo, ingannando me che vi amavo come un pazzo, ingannando tutti? pensate a quanto siete infame, a quanto siete bassa, a quanto siete odiosa, Elena?

— Come siete villano, conte!

Si alzò pallida di collera, lui disse ancora: pensate a Raul, ditemi.

— Sì, sì, penso a Raul che mi ama e che io amo perdutamente, conte, perdutamente, come non ho amato mai.

Gastone livido, tremante, pazzo d’ira, d’umiliazione disse forte:

— Diana, fa uscire di casa tua la marchesa Elena Malaspina perchè è una perduta.

Diana si volse atterrita, senza respiro, smarrita, guardando suo marito che credeva pazzo.

— Dio! Dio! gridò Elena, scattando rossa, viperea, ha ragione tuo marito, sono la sua amante! hai capito? la sua amante!

Stettero un momento guardandosi, poi Diana afferrò le mani d’Elena.

— È vero, sogno, è vero, tu?

— Vigliacchi! urlò cadendo rinversa......

I servi nella stanza vicina bisbigliavano sommessi.