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infangandovi ad ogni caduta e risollevandovi sempre più bella, più finta, più terribile?
— Come siete volgare, conte!
Pensate all’azione che avete fatto rubando Raul ch’era sposo, ingannando me che vi amavo come un pazzo, ingannando tutti? pensate a quanto siete infame, a quanto siete bassa, a quanto siete odiosa, Elena?
— Come siete villano, conte!
Si alzò pallida di collera, lui disse ancora: pensate a Raul, ditemi.
— Sì, sì, penso a Raul che mi ama e che io amo perdutamente, conte, perdutamente, come non ho amato mai.
Gastone livido, tremante, pazzo d’ira, d’umiliazione disse forte:
— Diana, fa uscire di casa tua la marchesa Elena Malaspina perchè è una perduta.
Diana si volse atterrita, senza respiro, smarrita, guardando suo marito che credeva pazzo.
— Dio! Dio! gridò Elena, scattando rossa, viperea, ha ragione tuo marito, sono la sua amante! hai capito? la sua amante!
Stettero un momento guardandosi, poi Diana afferrò le mani d’Elena.
— È vero, sogno, è vero, tu?
— Vigliacchi! urlò cadendo rinversa......
I servi nella stanza vicina bisbigliavano sommessi.