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senza una scintilla, perchè sono un pazzo ammalato...
— Come, l’amate, Raul! - disse Elena piegando la testa sul petto, come dev’essere superba di voi Costanza... lei ha tutto il trionfo della vittoria, senza lo strazio della battaglia, lei nulla sa della vita... nulla degli acri dolori dell’anima!
Ritirò piano la mano dal braccio di lui, e se la passò sulla fronte:
— Raul, non rammaricate nulla, il vostro amore è grande e sublime, non compiangete... Costanza.
Come Elena si staccò da lui, a Raul parve di restar solo, debole, disperso nel vuoto, provò come una grande vertigine.
— Elena, - disse, - venite accanto a me. Oh! io sono vile, ma voi siete terribile!
Qualche goccia cadeva dal cielo grossa, rada; la stella era scomparsa, Elena s’attaccò a lui disperatamente, trascinandosi, i suoi capelli sfioravano la guancia del conte, il palazzo Santelmo da quel punto non si vedeva, celato nell’ombra, il cuore di Raul si spezzava, il suo casto amore agonizzava contorcendosi sotto il fascino potente, morboso d’Elena...
— È la tempesta, conte...
— E l’amore, Elena... disse Raul singhiozzando.