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— Vostro marito; - rispose il conte, senza sapere che cosa diceva, gettandole in faccia quel nome come una provocazione.

— Mio marito... - riprese Elena, calma ad un tratto: ebbene, Raul, chi vi ha detto che mio marito mi sapesse amar bene? Oh! il marchese mi dava tutta la sua melanconica passione di etico innamorato, fatta di molli carezze, e di blandi profumi. Quella passione strana degli ammalati, profondamente egoista, che richiede continui sacrifici da chi ne è l’oggetto; oh! Raul ho molto sofferto per l’amore di mio marito, che mi dava un olezzo di fiori gialli da camposanto.

Tacque come esausta.

Raul sentiva una profonda pietà per quella donna bellissima, che parlava con tanta passione, che anelava all’amore vero, potente, che si trovava sola, derelitta, incompresa fra il bagliore d’una ricchezza immensa, fra l’incenso d’una adorazione che tutti gli uomini votavano alla sua bellezza, al suo spirito, al suo fascino, e di cui forse non uno comprendeva il cuore profondamente triste e assetato d’amore.

Vedeva quella regina della grazia confessarsi a lui ingenuamente, appoggiata al suo braccio in un momento d’abbandono, piena di fiducia, coll’animo traboccante d’amarezza. La gentile persona di Costanza, appariva splendida, nel suo candore innocente di fanciulla, col fascino naturale dei suoi occhi grandi, e del suo volto soave di vergine che ama profondamente, nobilmente, il prescelto del suo cuore, ma senza battaglie, senza raffina-