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stelle nel cielo; mai l’aveva sentita appoggiarsi con tanto abbandono alla sua persona. Elena pareva triste, pensosa, una velatura di lagrime le abbassava la voce profonda; un piccolo fremito la scuoteva di tanto in tanto.

Raul sentiva un palpito violento al cuore, senza sapere perchè, come se avesse provato un grande spavento.

Gli occhi azzurri di Costanza, ch’egli vedeva colla mente, non vincevano l’oscurità piena di burrasche degli occhi d’Elena. Soffriva un malessere strano, quelle parole susurrate da lei, con quella sua voce piena di triste amarezza, gli si ripercuotevano nel cervello con un martellío sordo, continuo: E per l’amore conte.

Istintivamente prese la mano nella sua, e se la passò sotto il braccio:

— Appoggiatevi, marchesa, - disse piano con voce rauca.

D’improvviso una luce bianca, lieve, si fe’ loro dinanzi; cessava il viale e cominciava la campagna.

Erano nel tratto più solitario del parco, non un rumore di voci più si sentiva, il fruscìo indistinto delle piante addormentate accarezzava l’orecchio dolcemente, una stella era nel cielo fra due grandi nubi, una sola, splendida.

Un’ondata potente di passione secreta, indefinita, straziante, gravava sull’animo di Raul, un profumo di menta saliva su dalla siepe, di tanto in tanto più intenso, poi più vaporoso, perdendosi nell’aria pungente, e ritornando più acuto d’im-