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troppo apertamente alla contessa Diana per farle intendere che aveva tutto il suo appoggio, balbettando al conte frasi scucite di ringraziamento; il segretario ripeteva. Il dottore per non umiliarsi era soverchiamente altero con tutti, eppoi per la confusione, al cancello disse grazie al servo che gli teneva la porta.
Rimasti soli casa di Spa, Elena, Raul, la baronessa e Sangui, regnò fra di loro un po’ d’imbarazzo.
Si capivano tutti molto bene, profondamente, fino in fondo ai pensieri, e non volevano farselo vedere.
Portavano il discorso sull’autunno, sulla campagna, sulla bonomia del sindaco, e sull’orgoglio del dottore, trascinando le frasi che non volevano correre; guardandosi in faccia come per dire: Saremo a posto?
Raul sorrideva finemente, tranquillo di sè, compassionando quei mezzucci.
Il duca San Pietro venne sul tardi da Firenze in una egoista tirata dal suo bel cavallo sauro. Diana gli sorrise con grande dolcezza, ma un po’ melanconicamente.
— Dunque? - disse Attilio avvicinandosi a lei, e fingendo di esaminare attentamente il tavolinetto rustico del pergolato.
— Bene, - rispose Diana pianissimo, voltando la faccia.
Il sole s’era allontanato lentamente, e su quell’angolo di parco era scesa all’improvviso la pace