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l’Affò,1 e li crede addirittura infondati anche il Monaci.2

Il secondo son quattro versi, che alludono all’impresa di Casteldardo, assalito e distrutto dai Bellunesi nel 1193:

De Casteldart havì li nostri bona part;
I lo zettò tutto intro lo flume d’Art;
E sex cavalier di Tarvìs li plui fer
Con sè duse i nostri presoner.3

  1. Dizionario precettivo, critico ed istorico della Poesia volgare; Parma, 1777; pag. 29-41. — L’iscrizione è in caratteri romani intrecciati, e l’Affò legge erroneamente: Il mile, invece di Li mile; Et ne a fo l’opra, invece di E mea fo l’opra, o fors’anche opera.
  2. Questo egregio uomo, di cui io non so se si debba più ammirare la profonda dottrina o la rara bontà, lavora da molti anni per darci una Crestomazia italiana de’ primi secoli; e io ho già potuto profittarne non poco per il presente lavoro.
  3. Questi versi erano noti finora con la data del 1196, indizione XII, come si trovano in una particola d’una scrittura antica latina, riportata dal Piloni nella sua Historia (Venezia, 1607, pag. 100 v.-101). E con questa data erano stati ripubblicati dal Cantù, dall’Ascoli, e anche nelle due prime edizioni del presente libretto. Ora però, essendomi rivolto per qualche maggiore notizia al dotto e cortese abate F. Pellegrini di Belluno, ho potuto assegnar loro la data molto più probabile del 1193; ed ecco in che modo. Prima che dal Piloni, la particola era stata copiata, tra il 1530 e il 1544, o poco più o poco meno, da Giovanni Antonio Egregis, e innanzi al 1558 da Giulio Doglioni, ne’ loro cataloghi dei Vescovi di Belluno: e in tutt’e due questi cataloghi, che si conservano manoscritti nella biblioteca del Museo Civico di quella città, e che, essendo molto diversi, non possono credersi copia l’uno dell’altro, la detta particola comincia appunto con la data del 1193 in tutte lettere, indizione XI; mentre il 1196 del Piloni è in cifre, e non va d’accordo con l’indizione XII. È quindi verisimile che il Piloni, o chi a sua insaputa pubblicò la sua storia, abbia confuso un 1196, che è la data dell’ultimo fatto raccontato in quel branicello