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della lingua italiana | 61 |
excellentissimi rigis.....1 Basterebbero, dunque, questi tre soli esempi tra mille, a provare che nel principio del sec. VIII gl’idiomi parlati in Italia non erano più il latino.
Ma i notari e i cancellieri, e in parte anche i cronisti, i biografi e simili, ci offrono prove ben più dirette e lampanti; poichè, alle volte per maggior chiarezza, ma più spesso per ignoranza, incastrano qua e là ne’ loro scritti forme semivolgari o prettamente volgari. Eccone qui pochi saggi, desunti da documenti d’ogni regione d’Italia.
A. 539. In un papiro ravennate, contenente un istrumento di vendita: Eundemque comparatorem [compratore] Pelegrino Vaistrini [sic], heredesque ejus causa hujus venditionis in ss [suprascriptam] rem inremittere, ingredi, possidereque permiserunt. (Maffei, Istoria Diplomatica; Mantova, 1727; pag. 151.) — Nomero centum decem..... nomero. (Ibid., pag. 152). — Vindetrice (ripetuto due volte, invece del genitivo venditricis. — Ibid., pag. 153).
A. 557. In un papiro reatino: Aetatis invicilitatem. (Ibid., pag. 161 bis.) Invicille e invecille, per imbecille, vivono ancora in alcuni de’ nostri vernacoli.
A. 602 o 603. In valle que nominatur Bobio. (Historiae patriae Monumenta, edita jussu regis Caroli Alberti. Chartar. tom. I, pag. 3.)
A. 685. Orare diveatis.... tam movile quam
- ↑ Ibid., tom. V, par. II, pag. 14.