Quando ferimmi il grido: Azimo è spento!
Fossi tolta di senno e andassi errando,
Come naufraga in mare, alla ventura
Senza un barlume che dal ciel venisse. 705Allora io mi perdei! questo medesmo
Indomabile affetto, ond’io t’amava,
Fiamma infausta mandò, che mi fu guida
Al sentier della colpa. Ah! sì tu stesso
Mi compiangi e m’escusi; oh! invan l’ascondi, 710Tu mi compiangi; — creatura, il credi,
Non ha la terra più di me deserta.
Quel demone che in questa orrida sede
Me credula traea, — fatti più presso,
Ch’ei non oda i miei detti, o sei perduto — 715Quel demone un parlar tale mi tenne,
Con tal’arte d’inferno, onde deluso
Stato pur ne sarebbe il cor più santo;
Di te mi favellava, e di quell’alta
Sfera raggiante di perpetua luce 720Dove beata alfin, quando servito
Lui quaggiuso avess’io, perennemente
Sarei vissuta nella tua presenza
Dal tuo ciglio bevendo un lume eterno.
Pensa or tu se demente esser dovea 725Quand’io sperai che ricondurmi al cielo