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     Da strani affetti esagitato il core
Ei si sente a tal vista; apre le braccia
Quasi per moto involontario ed ella
S’alza e raccolte le sue forze estreme
555All’incontro gli corre.... ah! ma svenuta
In quel subito corso e in quella piena
D’indomabili affetti al suol ricade
Pria che d’Azimo al seno ella si stringa.
Le cade il vel — le fievoli sue braccia
560Lentamente s’avvinghiano tremando
D’Azimo alle ginocchia. — È dessa, è dessa!
È Zelica, è Zelica! O ciel! ma quanto,
Quanto pallida ell’è, quanto mutata!
Ah! nessuno potria, tranne un amante,
565In quel volto sparuto e senza tinte
Ravvisar di beltà le traccie antiche,
D’una beltà sì vagheggiata a lungo.
Pure ei si stette taciturno alquanto
E non ben certo ancor ch’ella si fosse
570Sulla fronte di lei le inanellate
Chiome divise e fisse immoto il guardo
Entro a quelle pupille onde sì vago
Splendore un tempo tremolando uscìo;
Alfin la riconobbe; alfin ben vide
575Che quell’era la sua vergin diletta