Le quetò de lo spirto ogni paura; 310Qual gazzella ammansata, al giovinetto,
Benchè tremante ancor, fessi vicina,
Indi mesta s’assise, e fatta audace
Preluse alquanto ne’ pietosi modi
D’Isfaàno e così disciolse il canto:
315Un roseto solo solo
Sorge in ripa al Bendemir;
Lamentoso un usignuolo
Gli racconta il suo martir.
Visitar que’ vaghi fiori, 320Ascoltar quel mesto augel,
Di mia vita ai primi albori
Era il sogno mio più bel.
Io rimembro ad ogni istante
Quelle rose e quel cantor, 325E se vedo april festante
Dico in voce di dolor:
Sorge ancora il mio roseto
Presso il queto — Bendemir?
Narra ancora l’usignuolo 330Il suo duolo — il suo martir?