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Tutti quivi raccolti a riposata
135Sede di luce, come i verdi augelli
Che svolazzano a stormi entro i beati
Campi dell’Eden d’asfodillo allegri.
     Così fra scene che pensier non finse,
Nè mente immaginò — più somiglianti
140Al fasto immenso di quel rege iniquo
Cui l’oscuro di morte angiol percosse
Di voluttade sulla soglia istessa
Che al santo albergo d’un profeta a cui
Di redimer le genti il ciel commise —
145Azimo errava e si guatava intorno
Ferocemente e il suono aspro de’ ferri
Che de’ passi al mutar metteano i piedi,
E il suo schietto vestir male alla calma,
Male alla pompa s’addicean del loco.
     150«Ed è questa,» pensò, «questa la via
Che dell’uomo francar deve lo spirto
Da mortale torpor? — questa la scôla
Che gl’insegna vivendo ad altro fonte
Non libar gioia che virtù non schiuda,
155E morendo lasciar splendida fama
Di sue bell’opre monumento eterno?
Ah! non era già tal l’alta dottrina
De’ saggi antichi tuoi, terra nudrice