I dolci campi, ed i lontani amici. 60L’indïana fanciulla, in sen tenendo
Novellamente le dorate foglie
Del suo campàco, si rallegra e pensa
Ai dì felici che lunghesso il Gange
Colle dolci compagne il crin fioriva 65Di quelle foglie rugiadose ancora;
Mentre la verginella araba, avvolta
Dall’olezzo de’ suoi montani fiori —
La grata acaja e quell’arbor cortese
Che s’inchina sul capo a chi l’appressa — 70Vede, quasi per forte opra d’incanto,
Il pozzo di sua terra e intorno a quello
Vede i camelli e le paterne tende
E in quella cara illusïon sospira
Alla quiete del natìo soggiorno. 75Frattanto lungo le splendenti sale,
Di cui gli alti silenzi altro non turba
Che il cader d’odorata onda sorgente
Dallo sculto diaspro in mille sprazzi,
Azimo ingombro di stupor s’aggira, 80E di tanta quiete e delle molte
Lampade ardenti la cagione ignora.
Tinto a varii colori è il pavimento
O d’egizii tapeti ricoperto,