Ma pur splendida sempre, il lume arcano, 535Che degli interni affetti altrui fa fede.
Zelica era cotal; ma pure ahi! quanto
Da lei mutata che felice un tempo
D’Azimo al fianco errava infra i boschetti
Onde ombrato è il Bokara. In tale aspetto 540Ella comparve il dì lieto e festivo
Quando fra il riso e la splendente pompa
Del superbo Divano a lei dinanzi
Qual subitana visïone apparve
Il giovinetto che cotanto amava 545Ed estinto piangea; quando — lucente
Al suo sguardo così come se corso
Mezzo il cammin che al lieto Eden conduce
Ritornato ei si fosse alle terrene
Stanze raggiante di divino lume — 550Il vago Azimo suo le stette innanzi.
Oh! di quali portenti operatore
È spesso un raggio di ragion gettato
Sovra il buio intelletto; esso (siccome
In rocca a cui si fanno adito i mille 555Assediatori allor che mano amica
Qualche passo secreto a lor dischiude)
Col memore pensier mille seguaci
Idee risveglia che giacean sepolte.