A mezzo il corso e più stava la notte; 685Un silenzio tremendo erasi sparso
Ne’ giardini regali ove Mokanna
Tra festivo clamore ed urli insani
Tenne pur or la maledetta festa;
Quando Zelica — oimè! dannata sempre 690Ad esser parte in ogni orrida scena —
Al banchetto feral venne chiamata
Per uno schiavo che, non anco avendo
Sposto intero il comando, annerì tutto
Come se l’ombra sepolcral l’avesse 695D’un subito accerchiato, e in pria che pieno
Proferisse il messaggio, egli si cadde
Esanimato di Zelica a’ piedi.
Ella uscì trepidando; un’affannosa
Ansia del core, un rio presentimento 700Del vicino suo fato in lei riscosse
Le potenze dell’alma, e un’altra volta
Rifulse in lei della ragione il lume;
Ma per più strazio di quell’ultim’ora!
Tutto intorno era queto — o almen parea — 705E lo stesso nemico avea cessato
Di foco saettar, quasi foss’egli
Conscio di quel satanico banchetto.
Ode un rumor Zelica — ella s’arretra —