Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/108


[103]

Culmin de’ minareti, qual d’autunno
435Soglion gittar le nuvolette a sera.
Subitamente allor d’infra la turba
De’ riguardanti un grido alto levossi,
E tutti salutâr la portentosa
Opra del cielo. Il Ghebra ossequïante
440Inchinossi, e credè che la divina
Sua stella, ridestata innanzi tempo,
Di mezzanotte impazïente avesse
Urtata la barriera, e sorta fosse
Per infiammarlo ad attaccar battaglia.
445Mentre quei che di Mossa eran devoti
In que’ raggi vedean la glorïosa
Luce, che a’ dì più lieti era comparsa
Sopra l’arca de’ padri, ed or splendea
Promettitrice di novella etate.
     450Tutti or gridan vittoria, e non assonna
A quel grido il profeta; apronsi a un cenno
Le late porte, e impetüosi erompono
Di Mokanna i seguaci, e feri avventansi
Sui nemici guerrier con quella furia
455Che dall’erta montagna si precipita
Gonfia e torba fiumana in grembo al pelago.
Le sentinelle, che dintorno al campo
Camminavan vegliando, appena vista