Chè Zelica appassita era siccome 335Il fior che dal materno arbore a terra
Cade smarrito e muor, mentre in suo loco
Tostamente germoglia un fior novello.
Non per amor — chè dell’eterno riso
Il raggio splenderìa sopra i dannati 340Pria che un demone tal sentasi in core
Del santo amor scintilla — ahi di quel mostro
Vittima è dessa! — in lei tutti si stanno
Dell’iniquo gl’incanti, i tristi incanti
Che mai vani non fieno infin che move 345Suoi pensieri l’inferno e un sol pur resta
Vestigio in lei dal paradiso impresso.
Torre un angiolo al ciel, della virtude
Il più candido foglio annerir tutto
Colle sue dita e un ruolo indi comporne 350Di dannevoli colpe e suggellarlo
Col fuoco oimè! d’un’anima infiammata
Questo è il trionfo suo, questa la gioia
Maledetta che il pone infra le torme
Degli esecrati spiriti consorte. 355Questo — mentre a’ suoi piè giace prostrata
Quella vittima lassa — a lui colora
Di gloria tal le orribili pupille
Che la fiamma rassembra onde d’inferno