Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 24 — |
Le opere che egli condusse furono davvero meravigliose per arte, per istile purissimo, per leggiadria e per concetto, e collocano il nome del nostro Nicola di Guardiagrele, finora, per somma incuria, ignoto nella storia artistica Napoletana, fra i primi che nobilitarono e restaurarono l’arte del cesello.
Questo superbo palliotto venne dunque compiuto durante il tempo che teneva la signoria della Città Giosia di Acquaviva, signoria che, al dire degli storici Teramani, fu la più mite e la pia liberale di tutte le altre che si erano succedute. L’opera fu incominciata nel 1433 1 e compiuta nel 1448, ossia nello spazio di quindici anni. Presenta essa nel mezzo il Salvatore del mondo, circondato da raggi luminosi, che sostiene con la mano sinistra un libro aperto, nel quale si legge; Ego sum lux Mundi, via, veritas, et vita — mentre tiene la destra levata in alto nell'atto di benedire. A destra si vedono i quattro Evangelisti, con epigrafi tolte da’ primi versetti dei loro Evangeli; a sinistra i quattro Dottori della Chiesa Latina. Scolpi poi, in altrettanti quadretti simmetricamente disposti, i principali misteri di nostra Redenzione: L’Annanziazione — La Nascita — L'adorazione de’ Magi — Cristo che disputa con i Dottori — La fuga in Egitto — Cristo tentato dal demonio — Cristo tolto dal Sepolcro — Gli Apostoli e le Marie — L’ultima Cena — La Trasfigurazione — Cristo in mezzo a’ Giudei — Ecce Rex Iudeorum — La Flagellazione — Cristo coronato di spine — Cristo condotto al Calvario — La Crocifissione — Cristo deposto nel sepolcro — La risurrezione — Cristo che apparisce alla Maddalena — Cristo adorato dagli Angioli — E poi la discesa dello Spirito Santo — Il giudizio di Salomone — San Francesco che riceve le stimmate. Altre figure di Santi e Sante ed emblemi diversi, condotti a niello con grande finezza e bene armoniosi colori,
- ↑ Come dalla seguente iscrizione che vi si legge:
Ave. Maria, gratin piena, Dominus tecum.
Anno Domini MCCCCXXXIII.