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ctorum del Laterano». Fu egli altresì autore, insieme al fratello Giacomo, del pavimento di S. Iacopo alla Lungara; e la epigrafe vien riportata dal Crescimbeni nelle Storia della Basilica di Santa Maria in CosmodinDeodatus filius Cosmati et Iacobus fecerunt hoc opus: per questa chiesa esegui altresi un bellissimo Ciborio 1.

Questa Cattedrale adunque, di stile neo-latino, che è in massima parte opera del XIV secolo, giacché, come si è detto, fu rinnovata tra il 1317 ed il 1335, venne ampliata con fabbrica che i Vescovi le addossarono, con fare barocco, nel secolo susseguente. La sua facciata, a pietre ad a mattoni, senza ordine ed armonia disposti, mostra i disordinati restauri de’ diversi secoli, ed il poco gusto degli artefici che vi posero mano: priva di decorazioni e di quello stile elegante e grandioso, che rese illustri i nostri monumenti de’ secoli precedenti, presenta la forma quadrangolare, simile alla Cattedrale di Atri, ed è adorna di un semplice cornicione di mattoni intagliati, vagamente commessi, terminato da larghi merli, che a guisa di fregio lo coronano.

Alcuni pilastri, che si vedono tuttodì, accennano forse alla esistenza di un portico sul davanti della Chiesa in tempi assai re-

  1. V. Gian Battista de’Rossi sugli artefici Cosmati. Il mio compianto amico, Comm. Demetrio Salazaro, nella sua opera «L’Arte Romana al Medio Evo, Napoli 1881» a pag. 33, ricordando Adeodato e traendo suo pro dagli studi fatti intorno a’ Cosmati dal d’Agincourt, Cicognara, de Witte, Promis, Barbier, Gregorovius, de Reumont, G. B. de Rossi e C. Boito, in una nota scrive: Si volle attribuire a questo Adeodato la iscrizione che trovasi al disopra dell’architrave del Duomo di Teramo. A noi non pare che questo Adeodato sia lo stesso della famiglia degli artisti romani detti Cosmati..... D’altra parte, oltre l’epigrafe, che indica l’artefice, nulla è rimasto della originaria fabbrica, si nell'interno, che nell'esterno.... Ma quali sono le prove che confermano questa sua assertiva? Veramente nessuna. Da quanto abbiamo detto, risulta chiaro che il vescovo Arcione, dovendo affidare l’esecuzione di un lavoro monumentale ad un artista egregio di Roma, sua Città nativa, non poteva scegliere che uno fra quelli che godevano maggior fama. Ora se Adeodato de’Cosmati romano visse in questo tempo ed eseguì altri lodati lavori, perchè dobbiamo creare un altro artista delle stesso nome, che nessuno sa chi sia, e che non è ricordato da nessuno storico dell’arte? Del pari inesatta assai è la notizia che il Salazaro dà della Cattedrale. L’interno della medesima, è vero, venne restaurato; ma l’esterno e la porta con le sue belle sculture, opera di Maestro Deodato, è rimasto qual’era e non subì, col decorrere degli anni, variazione di sorta, e sono lì ad attestarlo tutti gli Storici nostri.