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cipio di decomposizione, dimodochè dopo una accurata levigatura, tutta la struttura e particolarmente i cerchi dei successivi accrescimenti annuali dell’alburno e del durame apparvero nitidissimi. Questi però, specialmente alla periferia, si fanno talmente minuti e ravvicinati fra di loro da risultare individuabili soltanto con una lente a forte ingrandimento. Ho così potuto conteggiare ben 540 cerchi complessivi di durame e di alburno, regolarmente alternantisi dimodochè il nostro albero avrebbe una età di ben 270 anni.

Io lo ritenni un larice, però per maggiore sicurezza parvemi opportuno richiedere il parere di un botanico e precisamente del prof. Negri, dell’Università di Firenze, il quale gentilmente ebbe a comunicarmi che si trattava di un abete e più propriamente dell’abete rosso = Picea excelsa. Tale determinazione ha notevolmente aumentata l’importanza del reperto soprattutto in rapporto all’altitudine della località in cui venne trovato che è di m. 2250 in cifra tonda.

Ciò premesso si presenta il non facile problema di precisare la sua origine ossia di determinare la probabile località in cui ebbe a crescere. Molteplici ragioni ci permettono di poter escludere in modo sicuro che esso sia venuto a trovarsi là per l’intervento diretto od indiretto dell’uomo, come ho cercato di dimostrare in una mia comunicazione all’Accademia delle Scienze di Torino.

Del resto si può prescindere a priori da ogni possibilità al riguardo per i due seguenti fatti incontestabili: prima di tutto per la grande sproporzione fra il numero dei cerchi corrispondenti agli accrescimenti annuali, rapporto che comprova che la pianta dovette essere cresciuta in una zona molto elevata dove il periodo vegetativo era molto ridotto e per conseguenza ad una altitudine più elevata di quella ove fu trovato e comunque giammai più bassa. In secondo luogo l’impregnazione di limo serpentinoso ci dimostra che il tronco era rimasto per un determinato periodo di tempo, e non certo breve, ricoperto dalla massa glaciale o immerso nel minuto limo glaciale.

Faccio ancora rilevare che a monte della sezione passante per il Lago Bleu e la fronte gli alberi scompaiono completamente: nessun albero è visibile in tutta questa regione superiore, nè sui due versanti, nè sul fondo valle. Del resto nulla esclude che in passato il bosco, anche se rado, abbia potuto sussistere più a monte di detta sezione, tanto sul fondo valle quanto sul versante sinistro: meno probabile invece su quello destro (versante di testata dei banchi serpentinosi) perchè la roccia è tutta fratturata ed in continuo sfacelo. Ma tutto ciò non ha importanza per riguardo al nostro abete, perchè il ghiacciaio (e così anche il punto in cui fu trovato il tronco) si trova sopraelevato rispetto al fondo vallivo già d’una diecina di metri in corrispondenza della fronte, aumentando gradatamente fino a un centinaio di