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seguenza contemporaneamente alla nuova sommersione della costa partenopea.

Per quanto l’ipotesi dei bradisismi si presenti molto semplice, ad ogni modo questo continuo movimento ad altalena ci sembra un po’ troppo comodo per spiegare un fenomeno avente dei caratteri di così regolare andamento. La spiegazione che se ne può dare in base alle oscillazioni di livello del mare per effetto delle variazioni periodiche dei ghiacciai, appare non solo più persuasiva, ma anche più fondata.

Dico «fondata» perchè le variazioni di livello del mare sono state talmente proporzionali a quelle dello sviluppo dei ghiacciai che la relativa concordanza non potrebbe in verità essere più perfetta. Vediamo infatti che:

a) al più elevato livello del mare del periodo anteriore al XVI secolo corrispose il minimo sviluppo dei ghiacciai;

b) al più basso livello del mare della fine del XVIII secolo, corrispose il maggiore sviluppo dei ghiacciai;

c) all’attuale livello del mare intermedio fra i due precedenti, ma più prossimo al minimo della fine del XVIII secolo, corrisponde pure uno sviluppo glaciale intermedio, però più prossimo a quello del principio del XIX secolo.

Ammessa quindi che esista una corrispondenza fra le oscillazioni glaciali e le variazioni di livello del mare, la sopracitata sommersione delle colonne del Serapeo durante il Medio-evo sarebbe non solo una nuova prova ma, diremo quasi, la conferma più sicura della grande riduzione delle masse glaciali delle Alpi anteriormente al XVI secolo1.

Un’altra considerazione credo ancora opportuno di dover fare. È bensì vero che principalmente nell’ultimo cinquantennio, per quanto i ghiacciai siano andati arretrandosi, si è verificato un enorme abbassamento del limite altimetrico delle abitazioni permanenti per un fenomeno complesso colle-


  1. Non è da escludersi che le malsane condizioni di vita di cui tratta il prof. Gellio Cassi nella sua opera «Terraferma, lagune ed isole venete nell’Alto Medioevo» (vedasi la recensione nel Bollettino della Reale Società Geografica Italiana, n. 9, 1936) siano state una conseguenza dell’innalzamento del livello del mare per effetto della diminuzione delle masse glaciali, tantopiù essendosi quelle iniziate verso il XIII secolo e perdurando ancora nel XVI come avvenne per Aquileia. «Del resto la più superficiale osservazione al complesso delle isole venete ci mostra che anche oggidì all’evidenza come alcune di esse, che un tempo godettero fama e splendore, ora sono quasi del tutto abbandonate, e taluna è anche od in tutto od in parte, scomparsa. Nel tempo stesso non può colpire il fenomeno, svoltosi in un lungo periodo di tempo, quello cioè dell’accentramento di gran parte della popolazione lagunare a Rialto, ossia nei punto di mezzo della Laguna, in uno spazio relativamente ristretto: fenomeno che muta radicalmente il sistema economico-portuale dell’età romana, che consisteva nel distribuire le attività in un numero grandissimo di centri commerciali, sparsi sulle rive del mare o lungo i fiumi più navigabili, e non come avvenne nel Medio-Evo, nel concentrare i traffici, insieme alla vita politica in un unico luogo» probabilmente perchè più rilevata. Altre attestazioni in proposito permettono di concludere «che quel complesso di fenomeni fisici che si abbatterono sulla terraferma, specialmente sulla parte vicina al mare, venne successivamente a colpire anche le isole particolarmente quelle prossime alla zona marittima-terrestre, della quale finirono col dividere la triste sorte».