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perchè in verità non si saprebbe immaginare quali «difficoltà» potevansi incontrare percorrendo invece la valle fino a Visp e di là a Sion. Le cause che hanno per così dire determinato la stipulazione del predetto accordo vengono per altre considerazioni a confermare che la via seguita in tale pellegrinaggio sia stata realmente quella per il Colle d’Herens.

Se soltanto nel 1666 si venne al predetto accordo perchè il pellegrinaggio «non si potè più fare che con le più grandi difficoltà» bisogna dedurre che queste non esistessero in precedenza e che le medesime non possano certamente esser sopravvenute lungo la valle del Visp ma soltanto attraverso il colle. Ora la sola causa verosimile che può aver determinata una maggiore difficoltà di transito dev’essere stato un eccezionale aumento delle masse glaciali.

È risaputo che i ghiacciai ebbero un primo grande massimo ai primissimi del XVII secolo e per conseguenza circa un cinquantennio prima dell’avvenuto accordo. Ciò ha indotto il Kinzl a negare alcun valore a questo pellegrinaggio a favore dell’ipotesi d’un precedente più facile accesso al Col d’Herens. Non condivido l’idea del Kinzl. È assai probabile che per molti anni, allorchè si fecero troppo grandi le difficoltà per attraversare il colle, i Zermattesi abbiano compiuto il pellegrinaggio soltanto saltuariamente, interrompendolo in seguito del tutto. Tale interruzione ed in particolar modo la mancata offerta di denaro, avrà indotto il vescovo di Sion a fare le dovute rimostranze. E così tra discussioni, sopraluoghi e preleminari accordi fino alla stipulazione dell’accordo definitivo, possono benissimo esseri trascorsi una sessantina d’anni e forse anche più, che invero non sono poi molti per quell’epoca. Del resto quante controversie si sono trascinate anche per secoli prima della loro risoluzione!

Il Fröbel [36] racconta di aver saputo dalla guida che nel 1839 l’accompagnò nell’alta valle d’Herens che al ghiacciaio di Ferpècle erano stati trovati dei ferri di cavallo e delle punte di alabarda. Tali ritrovamenti se realmente avvenuti, verrebbero a comprovare direttamente la frequenza e la facilità di transito del valico. Vuolsi anzi che fosse già conosciuto dai Romani che vi passarono con le loro legioni e ciò in base ad una moneta romana che sarebbe stata trovata da un turista all’Alpe Bricolla alla testata della val d’Herens (notizia che il Fröbel dice di aver avuta dalla stessa guida), nonchè dall’iscrizione pure romana col nome di Catullo rinvenuta nel 1790 presso la morena destra del ghiacciaio di Ferpècle a monte della medesima alpe Bricolla [4]. Facciamo però notare che questa iscrizione, la cui autenticità è stata messa in dubbio, non fu mai più rivista da alcuno.

Ciò nondimeno torna interessante in proposito la notizia data dal curato Berclaz di Evolena al Coolidge [20] che una strada doveva passare in quella regione perchè sussiste ancora nei pressi di La Sage a monte di Evo-