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più aumentando e pare anche che ostruisse in parte il valico, fatto che non si verifica più al presente.

Poco meno di un secolo dopo il Bourrit [8, 9] che raggiunse il culmine del colle tra il 1775 ed il 1778 parlando della strada che porta a Chermontana dice che essa non è praticabile «que pendant quinze jours dans toute l’année». Anche Ebel nel 1793 [18] afferma che questo valico è praticabile soltanto quattordici giorni all’anno e che è pericoloso e terribile. Nè in termini migliori si esprime Hildebrand Schiner nella sua Description du Departement du Simplon del 1812 [76].

Se nei secoli precedenti al XVII le condizioni del nostro colle non fossero state realmente più favorevoli a quelle che ci vengono descritte dall’Arnod e dai successivi autori, ci sembra in verità che sarebbe stata superflua la concessione fatta ai Vallesi del libero transito attraverso il colle per il commercio col Piemonte, nè avrebbe avuta alcun fine la costruzione della relativa strada. Tanto meno poi sarebbe stato possibile ai pastori Valdostani di valicare il colle due volte per anno per portarsi all’alpe Chermontana col numeroso bestiame e le altre impedimenta, se il transito avesse potuto effettuarsi soltanto per due settimane, periodo troppo breve per permettere di usufruire interamente dei pascoli dell’alpe.

Al riguardo ci sembra quanto mai significativo il fatto che i Valdostani abbiano lasciato cadere e il processo e le loro pretese sui pascoli di quell’alpe soltanto nel 1576, ossia proprio verso l’epoca dell’inizio del progresso glaciale, che, come vedremo, ebbe un suo primo grande massimo ai primissimi del XVII secolo. Non è quindi da escludersi che le sempre maggiori difficoltà di transito abbiano indotto i Valdostani ad abbandonare i loro diritti sull’alpe.

Ma in proposito è ancor più istruttiva la interessante stona dei colli della testata della Valpelline propriamente detta dei quali si hanno ampie e documentate notizie [18, 19, 66].

Da documenti conservati negli archivi di Evolena in Valle d’Herens risulta che i Conti di Savoia avevano concesso al detto comune, come per quello di Bagnes, libero transito in Piemonte attraverso i colli des Bouquetins (3418 m.) e di Collon (3132 m.) [88]. Ciò vuol dire che vi doveva essere un traffico commerciale abbastanza attivo sia in un senso che nell’altro e per conseguenza doveva pure esservi una strada della cui esistenza, come si vedrà, si hanno anche delle prove documentate. Gli abitanti d’Evolena si recavano per la vendita e l’acquisto di bestiame ad Aosta sul cui mercato avevano un posto fisso chiamato Marché d’Herens [36] come pure a Bionaz per fare riposare il bestiame durante la notte [19]. Anche gli abitanti di Valpelline avrebbero avuto un posto al mercato di Evolena.

Secondo il canonico Marguerettaz [12] esisterebbe nel comune di «Herin un titre» (probabilmente Evolena) nel quale si parla anche d’una