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dent très vraisemblable en outre que les montagnards ont connaitre de longue date un nombre de cols de glacier beaucoup plus grand qu’on ne le croit communément» [15].

Aggiungeremo che i montanari dovevano indubbiamente conoscere e praticare sopratutto i valichi che mettevano in diretta comunicazione i centri di testata delle rispettive valli opposte del crinale alpino, perchè si ha ragione di ritenere che — data la mancanza delle attuali grandi vie di comunicazioni che hanno complicato e deviato il movimento dei traffici — le relazioni commerciali fra i detti centri dovevano essere assai attivi appunto perchè effettuabili per la via più diretta, più rapida e più sicura anche se questa presentava qualche difficoltà.

Del resto le valli alpine verso lo sbocco non presentavano condizioni di viabilità più comode essendo pur esse dotate di semplici mulattiere, poco dissimili dai sentieri che valicavano i colli; per conseguenza come ben dice il Vaccarone «non ci andò molto a comprendere che per passare da una valle in un’altra contigua, la via più breve non era quella di scendere al loro sbocco ma di rimontare i torrenti fino alle sorgenti».

Ma a parte la questione della conoscenza e dell’uso dei valichi da parte dei montanari, sulla quale non ci dev’essere alcun dubbio, rimane a risolversi il ben più grave problema se l’abbandono delle antiche vie praticate attraverso i valichi nel medio-evo è da considerarsi unicamente come un fenomeno antropogeografico, come crede il Kinzl, in dipendenza della apertura delle grandi vie di comunicazioni che col facilitare i traffici transalpini ne modificarono poco per volta le relative direttrici, o se invece esse andarono gradatamente in disuso per l’aumentare delle difficoltà di transito in conseguenza dell’estendersi dei nevai e delle masse glaciali.

Non è da escludersi che in qualche caso particolare i due fenomeni abbiano potuto concorrervi entrambi contemporaneamente, ma in linea generale si ha ragione di ritenere che il secondo fattore abbia prevalso sul primo e ciò per il semplice fatto che l’aumento delle masse glaciali, essendosi iniziato verso la metà del XVI secolo, ha preceduto di molto la grande trasformazione nell’economia montana i cui primi sintomi si sono avuti soltanto nel corso del XVIII secolo.

Ma al riguardo riteniamo di fare un altro rilievo di interesse ancor maggiore ai fini delle nostre indagini. In tutte le opere dei primi autori che trattano delle Alpi in genere e comparse nel XVI secolo (Tschudi [86], Stumpf [83], Munster [65], Simler [79], ecc.), troviamo ricordati e descritti anche dettagliatamente parecchi valichi anche i più elevati come le dirette vie di comunicazione fra le valli contigue; altrettanto si può desumere dagli antichi documenti principalmente del XIII secolo a tutto il XVI. Ma, nè nei primi nè nei secondi, è fatto cenno che i passi siano stati abbandonati o che comunque fossero poco praticabili.